Storia del Nepal dalle origini ai giorni nostri

L'antico paese himalayano dai miti ancestrali alla Repubblica

bandiera del Nepal
Bandiera del Nepal

La storia antica del Nepal non presenta documenti storiografici largamente attendibili, e si perde nella leggenda. Si narra che in tempi remoti la valle di Kathmandu fosse un lago: il bodhisattva Manjusri, fendendo il terreno con un colpo di spada, creò la gola di Chobar, facendone defluire le acque.

Intorno all’ottavo secolo a.C. i Kirati (o Kiranti) furono i primi abitanti della valle a darsi un’embrionale organizzazione sociale. Nel VI secolo a.C., secondo la cronologia tradizionale, nacque Siddharta Gautama (il Buddha storico) vicino a Lumbini, città situata nella parte meridionale del paese ai confini con l’India: l’avvenimento è testimoniato da una colonna commemorativa fatta qui erigere nel II secolo a.C. dall’imperatore buddhista indiano Ashoka della dinastia Maurya.

Nel IV secolo d.C. il territorio fu invaso dai Lichhavi, che introdussero l’Induismo e il relativo sistema sociale (Muluki Ain), unitamente alla suddivisione della popolazione in caste.

Dal IX al XII secolo i Thakuri ebbero la supremazia sulle altre etnie, seguiti nel XIII secolo dai Malla. A quel tempo il Nepal non costituiva un regno unitario, bensì un insieme di stati in guerra fra loro. Nella stessa valle di Kathmandu vi erano alcune città-stato indipendenti, ciascuna con il proprio sovrano. I governanti delle singole città erano spesso legati da vincoli di parentela, ma all’occasione non esitavano a dichiararsi reciprocamente guerra. I Malla furono grandi mecenati: la maggioranza delle vestigia storiche e artistiche del paese (in particolare nella valle di Kathmandu) risale a quel periodo.

L’unità politica nepalese si è verificata in tempi relativamente recenti: verso il XVIII secolo, al declino della stirpe dei Malla, si assistette all’affermazione degli Shah, la famiglia regnante fino al 2007, anno dell’abolizione della monarchia. Originari di Gorkha, gli Shah sottomisero progressivamente gli altri potentati locali finché, durante la festa dell’Indra Jatra del 1768, Prithvi Narayan Shah entrò con il suo esercito a Kathmandu e fu incoronato primo re del Nepal unificato.

Svayambunath. Kathmandu, Nepal
Svayambunath, Kathmandu (V sec.)

Gli Shah non dimostrarono grande interesse verso l’arte, e rispetto al periodo precedente non apportarono in questo campo rilevanti contributi, preferendo dedicarsi perlopiù al consolidamento del potere politico, alla guerra e all’espansionismo territoriale. Le velleità imperialistiche del Nepal comprendevano anche il Tibet: quando quest’ultimo fu attaccato, la Cina reagì sconfiggendo l’esercito Gorkha, imponendo al Nepal il pagamento di un tributo annuo.

Le tensioni con l’India britannica sfociarono nella guerra anglo-nepalese (1815–1816) ove il Nepal subì una grave disfatta. Il trattato di Sugauli prevedeva la cessione di parte del Terai e del Sikkim alla Compagnia britannica delle Indie orientali in cambio della conservazione dell’autonomia.

Nella notte del 14 settembre 1846 ebbe luogo un evento che avrebbe influenzato la vita politica del paese per oltre un secolo. Un ufficiale dell’esercito, Jang Bahadur Kunwar, fece assassinare numerosi membri della Corte e dell’esercito mentre erano radunati nel cortile di Kot (il “massacro di Kot”). Grazie a quest’azione spregiudicata, alla sua scaltrezza, nonché alla debolezza del legittimo re Rajendra, riuscì ad accentrare su di sé il potere, riuscendo a farsi nominare Maharaja (“grande re”), con garanzia di trasmissione del titolo ai discendenti. Si creò così una diarchia con un monarca esautorato di ogni potere, ed un governo ereditario in mano alla famiglia Rana (nuovo e prestigioso cognome adottato da Jang Bahadur).

Il periodo Rana (1846–1951) presenta, oltre alle ombre, anche le luci: essi abolirono la schiavitù e il sati, l’usanza indù di gettare la vedova (viva) sulla pira funeraria del marito defunto. Furono i primi a confrontarsi con gli europei: durante il loro governo venne introdotta l’architettura neoclassica a Kathmandu, portata dagli inglesi nella vicina India britannica. A loro si devono inoltre i primi tentativi di modernizzazione del Paese.

Nel 1947 fu fondato il partito del Congresso nepalese ad opera di Bishweshwar Prasad Koirala, su ispirazione del partito del Congresso indiano. Grazie a questa nuova forza politica, coadiuvata dal governo dell’India, re Tribhuvan riuscì a fuggire in esilio. I primi ministri Rana insediarono insediarono allora suo nipote Gyanendra, un bambino di soli tre anni. Tribhuvan ritornò dall’esilio nel gennaio del 1951 e fu riconosciuto a furor di popolo come legittimo regnante. L’ultimo primo ministro ereditario, Mohan Shamsher, rassegnò le dimissioni il 12 novembre 1951.

Nel 1955 re Tribhuvan morì, e la corona passò al figlio Mahendra. Egli indisse le prime elezioni della storia del paese, che si tennero nel 1959. La vittoria andò al partito del Congresso nepalese, e Bishweshwar Prasad Koirala assunse la carica di primo ministro.

Arte «Nevāra» (ca. XVII s.)
Arte «Nevāra» (XVII sec.)

Nel 1962 il re, insoddisfatto della democrazia, dichiarò la messa al bando dei partiti politici e decise di restaurare l’antico sistema indiano dei panchayat, basato sulle assemblee locali. Questo sistema rappresentativo dalla struttura piramidale rimase in vigore fino al 1991, ed era caratterizzato dal più completo apartitismo.

Nel 1972, a Mahendra succedette il figlio Birendra, che non volle mutare l’assetto istituzionale del paese. Dopo l’inasprirsi della violenza e della protesta popolare fu costretto a indire, nel 1981, un referendum sul sistema politico in vigore: una debole maggioranza si espresse ancora per il mantenimento dei panchayat.

Nel 1990, in un clima di aperta rivolta (Jana Andolan, ossia movimento popolare), il re dichiarò decaduto il vecchio sistema, e si accinse ad assumere il ruolo di sovrano costituzionale.

Nel decennio 1991–2001 vi è stata una successione di governi di coalizione senza maggioranze sufficientemente forti, e generalmente senza un preciso indirizzo politico. Nel 1996, dopo un ultimatum, il Partito Comunista Maoista Nepalese ha avviato l’attività di guerriglia contro il governo e la monarchia, destinata a durare per un decennio.

Il 1º giugno 2001 il principe ereditario Dipendra ha compiuto una strage nel palazzo reale quale risposta al rifiuto dei suoi genitori di accettare la sposa da lui scelta. Dipendra ha ucciso il padre Birendra e la madre Aishwarya insieme a una decina di altri parenti, poi ha rivolto l’arma contro di sé, non morendo però sul colpo. Nonostante fosse in coma, era ancora il principe ereditario, e venne proclamato re sul letto dell’ospedale. Spirò pochi giorni dopo e, il 4 giugno 2001, fu insediato per la seconda volta (la prima fu dal novembre 1950 al gennaio 1951) lo zio Gyanendra, fratello di Birendra.

Il 1º febbraio 2005 re Gyanendra ha destituito il governo in carica guidato da Sher Bahadur Deuba, dichiarando lo Stato d’emergenza, assumendo su di sé il potere esecutivo e nominando un Consiglio dei ministri di sua stretta fiducia.

Gyanendra
Gyanendra, l’ultimo re del Nepal
schizzo dell’autore

Nella primavera del 2006 è scoppiata la seconda mobilitazione generale per la democrazia nella storia del paese (Loktantra Andolan, ossia movimento democratico, o Jana Andolan II). Il 21 aprile, dopo una settimana di ininterrotti cortei di massa, re Gyanendra ha rinunciato al potere assoluto e ha invitato i sette partiti d’opposizione a designare un nuovo primo ministro. La scelta è caduta sull’anziano leader Girija Prasad Koirala, che ha giurato il 30 aprile 2006. Lo stesso giorno si è riunito il Parlamento per la prima volta dal 2002, approvando all’unanimità la proposta di Koirala per l’elezione di un’Assemblea Costituente.

I maoisti, di fatto vincitori della guerra civile contro la monarchia, sono così entrati in Parlamento, iniziando un percorso di disarmo, che però non è stato accettato da una frangia scissionista, intenzionata a lottare a favore dell’indipendenza del Nepal meridionale. Nel 2007 sono giunti 150 funzionari dell’ONU (soldati o ex militari) che hanno avuto il compito di verificare il disarmo dei maoisti. Il processo di pace è proseguito lentamente ma senza violenze.

Il 24 dicembre 2007 i sette partiti principali, compresi gli ex-ribelli maoisti e i partiti di governo, sono giunti ad un accordo sull’abolizione della monarchia: il 28 dicembre dello stesso anno è stata approvata la transizione in Repubblica Democratica Federale. Le prime elezioni libere dopo nove anni sono avvenute il 10 aprile 2008 sancendo, con 220 seggi su 601, la netta vittoria del partito maoista. Il 28 maggio 2008 è stata proclamata la Repubblica.

Il 25 aprile 2015 si è verificato un rovinoso terremoto, di magnitudine superiore alla 7ª, che ha mietuto molte migliaia di vittime, causando la distruzione di numerosi siti culturali patrimonio dell’UNESCO.

Leggi anche gli articoli Il Nepal al voto per l’assemblea Costituente e Il Nepal diventa una Repubblica.

Nota dell’autore
Nel 2006 avevo scritto la versione iniziale di questa breve cronistoria per la voce Nepal dell’enciclopedia Wikipedia. Tale voce ha preso in seguito una strada autonoma, ed è ormai seguita da me solo in modo saltuario e discontinuo.

Bibliografia